Venerdì 11 marzo 2022 ore 15:00 su piattaforma Zoom
incontri a cura dell’Associazione Peripli – Culture e Società Euromediterranee e il Liceo Scientifico “Giovanni da Procida” Salerno
Chiedimi e ti racconto: è una nuova attività nata da un’idea già nota in Danimarca dal titolo “Biblioteca Umana”, allo scopo di promuovere il dialogo, ridurre i pregiudizi e favorire l’incontro tra persone con esperienze di vita diverse per provenienza, scelte, condizioni sociali, mentalità e culture.
Fatou Diako – l’esperienza dell’associazione Hamef
La lectio si svolgerà su piattaforma Zoom e l’incontro sarà coordinato da Beatrice Sica e Rita Felerico.
Nota a cura di Rita Felerico
Fatou è una donna piena di entusiasmo, desiderio di conoscere, fare, ricca di energia e volontà, quanto basta per lottare contro ogni ingiustizia e discriminazione. Nata in Costa d’Avorio, è stata adottata da Napoli dopo il suo matrimonio con un napoletano doc conosciuto laggiù, nel suo Paese. Per amore lo ha seguito fin qui, dopo un anno di ‘amore in lontananza’, lasciando alle spalle la sua storia, la sua cultura, la sua famiglia. Una volta in Italia, a Napoli , Fatou – nel frattempo divenuta anche madre – si è impegnata con convinzione e coraggio perché la diversità che lei stessa rappresentava divenisse ricchezza. Siamo diversamente uguali , afferma con forza, la diversità è la cultura del cambiamento, cambiamento che dovrà partire proprio dai giovani, il nostro futuro. I giovani non sanno cosa siano i muri, le diversità, sanno ascoltare l’altro senza pregiudizio. Ecco perché Fatou ha accettato l’invito a raccontarsi e a farsi ‘sfogliare’ come un libro dagli studenti del liceo Giovanni Da Procida, subito rapiti dalla sua vitalità.
Racconta del suo continente, l’Africa, dove convivono più di 50 Stati, tutti colonizzati. La sua Costa d’Avorio è stata colonizzata dai francesi e il francese è ancora la lingua ufficiale, una lingua che paradossalmente unisce il popolo ivoriano, che si esprime con ben 63 dialetti, fra loro a volte incomprensibili.
Fatou arrivata a Napoli nel 2011 non si considera così una emigrata, una profuga; lei ha scelto di partire, per raggiungere il suo uomo, non si è sentita costretta, anzi si è sentita e si sente un ‘persona libera ‘. Del resto nella sua famiglia essenzialmente formata da donne – nonna , zie, madre – per un padre emigrato in Francia e mai più visto, ha imparato fin da piccola il significato del ‘lavorare per vivere’. Ricorda il lavoro nella foresta, nei campi, la dura fatica della terra. Le donne forti e ‘guerriere’ della sua infanzia e giovinezza le hanno insegnato ad essere se stessa, a lottare per conquistare con la volontà i traguardi interiori : non sono mai stata succube di un uomo, afferma fiera.
Ha imparato così il significato del termine accoglienza, certo a sue spese e sacrifici; ci sono voluti ben due figli ( ora di 16 e 11 anni ) per abbattere il limite della diffidenza anche da parte della famiglia del marito e dopo anni è riuscita a far venire a Napoli la madre.
L’associazione HAMEF ( iniziali dei nomi della sua famiglia , la F di Fatou è alla fine ) è nata dopo che un gruppo di ragazzi sfuggiti dalla guerra della Libia, si sono rivolti a lei per un aiuto . Pian piano l’aiuto, l’ascolto si è mutato in una fratellanza/sorellanza che Fatou ha trasformato in forza, in una presenza attiva: volevo dare voce a chi non la possedeva, affermare e difendere i diritti umani, in qualsivoglia occasione e situazione, e soprattutto cercare di far conquistare dignità attraverso il lavoro.
Sono così nati i vari progetti sociali con le scuole; la prima è stata la Paolo Borsellino con la quale ha realizzato un gemellaggio con una scuola in Costa d’Avorio realizzando un dialogo che ancora oggi continua, fatto di poesie, doni, scambi di pensiero.
Oggi va in giro fra i giovanissimi – anche nei quartieri meno baciati dalla fortuna – per dissipare la paura dell’uomo nero, per dare vita a dialoghi di pace e di approfondimento . “Sono stata una antesignana nel voler assimilare la cultura napoletana con quella della Costa d’Avorio, creare un nuovo soggetto, quello del NOI, abitanti di una città e di una Regione multiculturale. Dobbiamo essere pronti e rispondere a questa nuova realtà”. La stampa le è stata vicina, l’ha sollecitata a seguire i suoi obiettivi e oggi se nel suo Paese è accolta come una eroina lo deve anche a questo ( ha ricevuto vari premi fra cui quello di Donna Tenace); ha contribuito nel suo piccolo a dare una diversa immagine di Napoli ,dove il Comune le ha affidato un ruolo importante, quella di Presidente della consulta della comunità degli immigrati, curatrice quindi di progetti e iniziative, ed è anche parte dell’Associazione Articolo 21 .
Agli immigrati insegna che la cultura è l’arma per poter avere voce e farsi riconoscere come soggetti attivi nella società in cui si vive, rappresentanti di una nuova cittadinanza, quella europea, quella multiculturale ; consiglia loro di studiare ( lei ha studiato, si è diplomata ed ora sta per laurearsi ) di dare spazio alla creatività, di mantenere duro anche nei momenti più difficili, di essere imprenditori di se stessi , inventori di nuove soluzioni per superare e appianare gli ostacoli. Soprattutto questo monito è rivolto ai popoli della diaspora.
Alla domanda è contenta di se stessa risponde tenace che non è contenta, perché le mete e gli obiettivi non finiscono mai: quando sarò morta forse finirò di lottare. Lottare per l’indipendenza, per la dignità delle persone, per essere liberi dentro e sentirsi bene ovunque, per stare bene dove si sta, dove si vive e questo lo può dare solo la pace interiore , la nostra più grande conquista.
Fatou per aiutare sorelle in difficoltà ha ultimamente a casa sua, nella sua stanza da letto, dato vita ad una piccola sartoria; si confezionano borse, borselli, cappelli, si rivestono scarpe…….fra poco registrerà un marchio.
Auguri Fatou, meravigliosa donna, applauditissima con univoca ovazione da tutti gli studenti.