Venerdì 06 maggio 2022 ore 15:00 su piattaforma Zoom
incontri a cura dell’Associazione Peripli – Culture e Società Euromediterranee e il Liceo Scientifico “Giovanni da Procida” Salerno
Chiedimi e ti racconto: è una nuova attività nata da un’idea già nota in Danimarca dal titolo “Biblioteca Umana”, allo scopo di promuovere il dialogo, ridurre i pregiudizi e favorire l’incontro tra persone con esperienze di vita diverse per provenienza, scelte, condizioni sociali, mentalità e culture.
Jean Renè Bilongo – sindacalista lavoratori agricoli (Flai) attivista per i diritti umani
La lectio si svolgerà su piattaforma Zoom e l’incontro sarà coordinato da Beatrice Sica e Rita Felerico.
Nota a cura di Rita Felerico
E’ da ventidue anni in Italia Jean Renè; è nato in Camerun ed è secondogenito di 7 figli. Il suo nucleo familiare è povero ma ha avuto la possibilità e la fortuna di poter studiare. Giovanissimo, a 22 anni ha scelto di percorrere la strada dell’emigrazione e di raggiungere l’Italia. Era un giovane spensierato, ma appena in Italia ha conosciuto una realtà difficile: è stato bollato come clandestino, un nome come un marchio e non ne capiva il perché.
Come tanti altri clandestini ha vissuto anni di ‘irregolarità’, ovvero senza permesso di soggiorno ( che poi una volta avuto è come un post pay !) ed è entrato come in una macchina ‘tritacarne’, è diventato come il personaggio del ritratto di Dorian Gray, famoso racconto di Oscar Wilde, una specie di controfigura del vero Renè, con i suoi errori , tensioni.
Ma pure da fantomatico clandestino, doveva dar da mangiare alla famiglia di origine; scegliere l’emigrazione infatti vuol dire farsi carico della responsabilità di sostentamento della famiglia. Jean Renè lavorava così alla giornata, nei campi, lì dove c’era bisogno di fatica. “ Mi alzavo prestissimo di mattina, prendevo la mia sgangherata bici e sostavo agli incroci delle strade, in attesa. Il mio obiettivo era quello di affrancarmi dall’essere clandestino – irregolare. A Castel Volturno allora come ora vi erano molti emigrati provenienti dall’Africa Sud-Sahariana. Lì ho vissuto molte esperienze di vita”. Finalmente, era l’anno 2000, l’anno del Giubileo, Renè riesce ad ottenere il permesso di soggiorno, avuto dopo due anni, grazie anche all’aiuto di quelle persone che fanno parte di quella frangia di cittadini che si impegnano per ottenere migliori condizioni di vita : mobilitazione / cittadinanza. 700mila persone insieme a Renè dal 2000 al 2002 riuscirono in quella che possiamo definire una vera e propria impresa, con l’aiuto di datori di lavoro che si offrirono allo scopo per garantire stabilità e regolarità lavorativa. Renè riuscì a trovare lavoro stabile e si impegna nell’area del casertano per aiutare gli immigrati.
Studia la lingua italiana e si forma come mediatore culturale nell’interpretariato sociale , fa volontariato preso le associazioni che si occupano di trovare occupazione agli immigrati ed anche Renè fa di tutto , raccolta di pomodori, arance , va a Rosarno, nella Capitanata e per vari anni fa il mandriano lavorando dalle 4 del mattino fino alle 22.30
“Ho deciso così di studiare per facilitare il mio inserimento sociale e civile e studiare materie diverse da quelle prettamente umanistiche che avevo studiato al mio Paese e mi iscrissi a Giurisprudenza alla FedericoII. Il mio desiderio era quello di scrivere. Di essere un giornalista, di denunciare la verità sulla emigrazione. E qui ho sperimentato la difficoltà di appartenere alla diversità”. Per tre anni Renè ha lottato per scrivere, non lo ritenevano all’altezza. Ma ora Renè è un editorialista, scrive su Repubblica, su l’Unità, lavora in una cooperativa, interviene nelle scuole. Ha frequentato anche un corso per entrare a far parte della polizia penitenziaria.
Un avvenimento ha segnato la sua vita : l’eccidio di Catelvolturno, quando si sparò su otto emigranti con armi da guerra, i sicari erano camorristi del clan dei casalesi, si trovarono 108 bossoli sull’asfalto. Iniziò così a impegnarsi come volontario presso la CGIL ( dove ora lavora stabilmente ) aprendo uno sportello per gli immigrati e intensifica la collaborazione con le altre associazioni del terzo settore. Fu chiamato in seguito dal Consolato americano di Napoli e con una borsa di studio fu inviato in America; viaggiando per 25 Stati ha collaborato per migliorare il problema dell’emigrazione e del lavoro. Renè, sposato con tre figli di cui uno adottato, sostiene che esiste uno stato reale che agisce per il benessere dei cittadini ( che sono gli uomini e le donne che insegnano, che si prodigano nel volontariato ) e uno stato che gestisce il sociale, la politica, lontano dai cittadini.
Dalle domande : Renè ha scritto un libro, in italiano, sulla sostenibilità le cui parole chiave sono : persona, dignità, uguaglianza, lavoro, libertà. L’Italia è un Paese importante per Renè e non solo ( ricorda che nella capitale del Marocco esiste una piazza titolata Piazza delle Istituzioni Italiane ); settimo Paese più industrializzato nel quale ci si augura predomini non la tolleranza, ma la libertà dell’apertura verso l’Altro. Ricorda Renè l’alta percentuale di immigrati in Italia e di oriundi, che attendono anche loro il permesso di soggiorno. Renè vive da italiano, vivo normalmente, senza nostalgismi, non possiamo come emigrati vivere di nostalgia, se torno al mio Paese sono un estraneo, qui uno straniero. Chi vive nostalgicamente vive male. Le famiglie rimaste nel Paese di provenienza non comprendono fino in fondo le nostre sofferenze, per una questione culturale. L’Europa è vista come una colonizzatrice, come mondo di diffuso benessere – si guarda la TV occidentale-.
Alla domanda come ti considerano nel tuo Paese? Renè risponde : “ Figlio della mia terra che si è misurato con altre realtà e che può risolvere tanti problemi”.