Intervista di Rita Felerico alla Cantante tunisina M’Barka Ben Taleb per il premio Epheso 2019
Il mare, la musica e un messaggio di pace: a M’Barka Ben Taleb il premio Epheso 2019.
Il 21 maggio scorso il Conservatorio di San Pietro a Majella, nella Sala Martucci, ha ospitato la consegna del Premio Internazionale EPHESO 2019 ((Euromediterranean Phenomena. Historical, Economic and Social Observatory), riconoscimento ispirato all’omonima collana di Cisalpino – Istituto Editoriale Universitario di Milano. Ad essere premiata quest’anno la cantante tunisina M’Barka ben Taleb, beniamina dei napoletani, ancora più amata dopo la partecipazione al film di John Turturro Passione.
L’evento, chiamato “Il Mediterraneo che ci unisce”, è stato organizzato da Cisalpino – Istituto Editoriale Universitario, l’associazione Rete Italiana per il dialogo euro-mediterraneo (RIDE-APS), capofila italiana della Fondazione Anna Lindh, l’Istituto di Studi sulle società del Mediterraneo (ISSM-CNR) e l’Università “Carlo Bo” di Urbino. La giuria del premio è presieduta dall’ambasciatore emerito Mario Boffo e composta da diplomatici, imprenditori e ricercatori; lo scopo è premiare chi si è prodigato per diffondere un dialogo di pace fra culture unite da sempre da comuni valori di vita e di storia. Insieme a Boffo hanno consegnato il Premio Enrico Granara, ministro plenipotenziario e coordinatore per gli Affari Multilaterali nell’area euro-mediterranea e nel Golfo, Beya Ben Abdelbaki Fraoua, console della Repubblica di Tunisia a Napoli, e Paolo Isotta, professore emerito del Conservatorio San Pietro a Majella. Prima della premiazione, si sono presentati i libri “Economia e diritto dei mercati nello spazio europeo. Dall’età antica all’età globale”, a cura di Antonio Cantaro, e “Mediterranean, the Sea that Unites. New Prospects for the Agri-Food System”, a cura di Desirée Quagliarotti ed Elena Viganò. A parlarne il Presidente e il Direttore del Conservatorio, Antonio Palma e Carmine Santaniello, il direttore della collana EPHESO, Giuseppe Giliberti, Enrico Molinaro, segretario generale dell’associazione RIDE-APS, e la partecipazione di Salvatore Capasso Direttore del CNR – ISSM Napoli, Gian Luigi Russo del CNR di Avellino.
M’Barka ben Taleb con la sua esplosiva bellezza ed energia vitale ha da subito conquistato il pubblico partenopeo; ospite e protagonista in molti spettacoli ed eventi ha donato di sé una immagine appassionata di donna e di artista che, con semplicità e professionalità, sa raccontare di amori, speranze, dolori, quelli vissuti da ognuno di noi, quelli che attraversano la storia dei popoli fra le due sponde più amate del mondo, con la verve di una vera cittadina del Mediterraneo, il mare ‘nostro’ anch’esso colmo di luce e di ombre.
La sua voce, attraente e intensa, ha reso il breve colloquio telefonico un viaggio, seppur immaginario, capace di superare confini e limiti.
Da un lato i ritmi della tua terra, dall’altro quelli della tradizione napoletana. Quali le differenze?
Da un punto di vista teorico, è il 4° tono della scala armonica araba che potrebbe far la differenza; ma fra la cultura musicale napoletana e quella della mia terra non rilevo notevoli distanze toniche di armonia. Forse per noi vi è un maggior uso delle percussioni, ma penso che fra tammorre, tamburelli, zampogne i ritmi che si creano si avvicinano al nostro masmoudi o maqsoum. E poi non dimentichiamo che i brani classici napoletani venivano eseguiti con orchestre di 40/50 elementi, esattamente come avviene nella musica araba classica. Ma ciò che ci unisce è il modo di raccontare la passione, la poesia, le sofferenze d’amore, la rassegnazione, il desiderio.
Il premio è un riconoscimento alla tua professionalità, alla tua originale capacità di far camminare insieme due culture, due mondi, due linguaggi. Hai tradotto in arabo- e sei stata prima in questo- alcuni famosi brani del repertorio napoletano. Confidaci dell’emozione per il premio e da quando hai deciso di intraprendere questa tua ricerca.
Lì nella sala Martucci del Conservatorio di San Pietro a Majella mi sono veramente tanto commossa; pensavo fra me e me: ma è vero tutto questo, è vero che sta accadendo a me? Sono io l’artista di cui stanno parlando gli studiosi, i consoli, gli ambasciatori qui presenti? Posso dire che ho sempre lavorato con umiltà, a testa bassa e tutto quello che ho raggiunto in campo professionale l’ho conquistato con tenacia e forza di volontà. Nel mio percorso artistico mi sono sempre posta e proposta con i linguaggi e le culture che mi appartengono: l’araba, la francese, la napoletana senza nessun pregiudizio; penso che l’Italia abbia bisogno di questa fusione di etnie e linguaggi.
Hai progetti nel prossimo futuro?
Tanti. Il più vicino – già in cantiere – mi vede al Teatrino di Corte il 4 luglio nell’ambito del Napoli Teatro Festival, dove canterò diretta dal Maestro Carlo Morelli nel Coro della Città di Napoli. Una esperienza ‘Mediterranea’, espressione di un linguaggio mediterraneo. Ho insegnato arabo ai coristi e canteremo anche in arabo. Sto poi lavorando al mio prossimo singolo.
M’ Barka Ben Taleb in cosa ti senti napoletana?
Ho assimilato il ‘carattere’ napoletano e i miei modi di pensare sono molto, molto vicini al modo di pensare e di essere dei partenopei. Inoltre, penso sia importante riconoscere e dire che le donne del nord – Africa sono donne guerriere, esattamente come le donne napoletane e questo è un valore aggiunto rispetto al fatto che le donne – di ogni Paese – dimostrano di essere e di vivere una spanna più in alto degli uomini.
Ti ha aiutato la bellezza nella tua vita, nella tua carriera?
La bellezza non mi ha aiutato né dal punto di vista personale, né da quello professionale. La bellezza mi ha ‘rallentato’ il cammino, portato indietro: avance, curiosità da parte degli uomini per la mia ‘diversità’ e anche le donne che hanno ostacolato spesso la mia vita.
Hai un sogno nel cassetto?
Altre volte mi hanno posto questa domanda. La risposta per me è sempre la stessa: non ho sogni, vivo nella realtà come mi ha insegnato la vita e questo da un alto è un bene dall’altro no; nella mia carriera ho dovuto lottare molto per raggiungere ciò che ho guadagnato e per questo i sogni li realizzo vivendo, nelle relazioni di ogni giorno dove forse possono abitare i sogni.
Un consiglio ai ragazzi e alle ragazze che desiderano intraprendere una carriera da artista, tunisine/i, italiane/i
Prima studiare, poi pensare ad altro, possibilmente prima la laurea poi la passione per l’arte. Come genitori – anche io sono mamma – dobbiamo essere più fermi per cercare di dare loro sicurezza e punti fermi. L’ artista ha maggiori difficoltà a trovare lavoro, a meno di non essere Zucchero, di avere i giusti produttori. Si vive alla giornata, anche se si è apprezzati.