Premio mediterraneo Amici delle Acque: nettuno d’oro assegnato a Dominique Bendo-Soupou
Premio mediterraneo Amici delle Acque: nettuno d’oro assegnato a Dominique Bendo-Soupou
– articolo e intervista di Rita Felerico
Il Premio Mediterraneo Amici delle Acque giunge alla XII° edizione; organizzato dall’Arci Pesca Fisa (Federazione Italiana Sport e Ambiente) e dal suo Presidente, il dott. Giorgio Montagna, negli anni ha ottenuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, la medaglia del Presidente della Repubblica ma, soprattutto, il riconoscimento di quanti – fra studiosi, ricercatori, educatori, politici e cittadini – si prodigano per la tutela dell’ambiente e in particolare di quello marino,un patrimonio da conservare e tramandare sia come risorsa naturale che culturale ed economica. Il Mediterraneo, scenario drammatico di conflitti e storici contrasti, è il centro d’interesse del premio e del suo ideatore; obiettivo: dare voce a contributi di interscambio per diffondere lo sviluppo di una coscienza ambientalista,a pratiche di sensibilizzazione verso i valori della solidarietà e della coesistenza pacifica, ad esperienze di impegno sociale e intellettuale che hanno contribuito al confronto e al dialogo fra spazi e culture diverse, in vista e nella prospettiva di una vita e di un futuro migliore. Come si legge nel comunicato (che si allega), il premio ha varie sezioni; la prima relativa alla consegna dei cinque nettuno d’oro, la seconda alla consegna delle tredici targhe, la terza a quella di tre attestati di merito.
Uno dei nettuno d’oro è stato assegnato al prof. Raoul Dominique Bendo-Soupou, esperto internazionale di geopolitica delle relazioni fra le sponde nord/sud del Mediterraneo, nonché docente universitario. Conosciuto fra i soci di Peripli perché membro del comitato scientifico e soprattutto perché marito della nostra Presidente, il professore – chiamato affettuosamente Domi – conosce bene (oltre al francese, il kikongo e l’italiano) il tedesco, l’inglese e vanta un curriculum che abbraccia vari campi conoscitivi e professionali, oltre ad essere autore di numerose pubblicazioni tradotte anche in francese e inglese. Il mondo arabo, il rapporto con l’Europa, l’analisi dei conflitti e dei sistemi politici e sociali delle società delle due sponde, sono argomento costante della sua riflessione e delle sue ricerche, a partire dagli studi universitari, attraversa l’attività scientifica e professionale,nonché caratterizza il suo ruolo quale operatore/esperto in convegni, congressi, seminari. Segretario generale del Club Unesco di scambi internazionali di Parigi, coordinatore di programmi di ricerca e documentazione, responsabile di vari progetti del CNR,ha svolto la sua attività fra Parigi, Bruxelles,Rabat e naturalmente l’Italia. Docente presso l’Università di Salerno e presso l’Orientale e in numerosi master in varie sedi universitarie in Italia e all’estero, vincitore di concorso P.N.U.S. ( programma per le Nazioni Unite per lo Sviluppo ) ha in preparazione uno studio, l’Europe et le Monde Arabe. Quelles réformes dans l’ère de la transition e in corso di stampa presso l’Harmattan, Paris Le Monde Arabe et l’Europe entre conflits et paix.
Abbiamo rivolto a Dominique qualche domanda sul premio.
Ricevere un premio è sempre motivo di grande soddisfazione. Te lo aspettavi? secondo te qual’è la motivazione che ha avuto più peso rispetto alla scelta?
Infatti, sono molto soddisfatto. In verità non me lo aspettavo, ma avevo avuto qualche sentore dalla profonda stima che mi era stata manifestata da alcuni rappresentanti dell’organizzazione che assegna il premio. Non conosco ancora le motivazioni che probabilmente saranno comunicate al momento della consegna; ma, in base alla conversazione avuta durante l’incontro sul Mediterraneo organizzato dal Comune di Napoli e tenutosi all’Università “Parthenope” all’inizio di quest’anno, suppongo che la motivazione principale sia la costanza della mia attività di ricerca sul Mediterraneo – dal 1996 a tutt’oggi-, le numerose pubblicazioni da me prodotte, l’organizzazione di molti incontri intermediterranei e la determinazione a continuare nonostante le difficoltà finanziarie, organizzative e culturali incontrate nel mio percorso.
Alla luce degli ultimi avvenimenti e delle immani tragedie dell’immigrazione, in che termini , per te studioso e attento conoscitore, sono mutati i canoni di una geopolitica mediterranea?
La geopolitica non è una scienza esatta, ma una disciplina che segue il corso degli eventi e si trasforma, arricchendosi, in funzione dei mutamenti geostrategici in atto determinati dalle rivolte, dalle guerre regionali e civili, dalle contraddizioni politiche, dalla profonde crisi economiche, ecc. Uno dei canoni della geopolitica mediterranea in chiaro mutamento è il rapporto di forza tra il Nord e il Sud del mondo, in particolare tra i tre continenti che definiscono il Mediterraneo. Tale mutamento è percepibile nell’implosione delle regioni mediterranee dei tre continenti, implosione che determina l’accelerazione dei flussi migratori del Sud verso il Nord, ma anche, in quantità minori, dal Nord verso il Sud, oltre che nella crisi economica e finanziaria che interessa l’intero bacino del Mediterraneo e determina il declino evidente anche di alcune potenze europee. Non è forse un caso che l’Europa non riesca ad esprimere una politica credibile sul Mediterraneo.
Qual’è il ruolo dell’Università e delle Istituzioni relativamente alla “questione Mediterraneo”? cosa è stato fatto , cosa si può fare e quali i criteri da adottare per un eventuale cambiamento?
Le Università in generale, ma anche altre Istituzioni di ricerca, hanno sempre più perso interesse a promuovere la ricerca sul Mediterraneo, che è stata per un certo periodo una “moda”. Oggi il Mediterraneo non è più considerato un tema strategico di ricerca su cui investire le irrisorie risorse finanziarie e le brillanti intelligenze dei ricercatori. Dal mio punto di vista questo è un grave errore, perché le problematiche mediterranee, strettamente legate a quelle dell’Africa subsahariana e del Medio Oriente, sono oggi oggetto di particolare interesse e di ricerca da parte delle potenze extramediterranee, come la Russia, la Cina, il Giappone, l’India, oltre che degli Stati Uniti. Questi Paesi investono nelle loro Università risorse finanziarie e intellettuali per la ricerca mediterranea. Cio’ che andrebbe fatto è innanzitutto il potenziamento degli Enti Istituzionali di ricerca, alla luce dei mutamenti importanti in atto nell’area mediterranea, mediante progetti di ricerca mirati, in grado di attrarre i finanziamenti europei. Le Università inoltre dovrebbero uscire dall’isolamento e fare rete con istituzioni della società civile che lavorano già sul campo. Ovviamente tutto questo implica la volontà e la lungimiranza politica dei Governi e delle Università, che dovrebbero svolgere il loro ruolo naturale promuovendo la conoscenza delle tematiche mediterranee.
Hai organizzato proprio quest’anno un convegno: Centralità del Mediterraneo: l’Europa e il Mondo Arabo. Quali riforme nei tempi della transizione . Puoi sinteticamente informarci sui più importanti punti conclusivi?
Il Convegno ha riunito studiosi e specialisti delle due sponde del Mediterraneo, che si sono confrontati sulle trasformazioni in atto e hanno confermato la centralità del Mediterraneo come luogo di confronto, di scontro, di scambio e laboratorio di nuove esperienze culturali, economiche, politiche, sociali, ecc. D’altra parte il Convegno ha superato il concetto strategico della centralità del Mediterraneo, pervenendo al confronto diretto tra 2 mondi, l’Europa e il Mondo Arabo, strettamente legati, e/o divisi, dal Mediterraneo come mare comune. Tra i punti conclusivi del Convegno si sono rilevate le difficoltà dei processi democratici in atto nei Paesi della riva Sud, la debolezza e l’ambiguità della politica europea verso il Mediterraneo, l’inefficacia di Istituzioni come l’Unione per il Mediterraneo, la difficoltà europea a trovare soluzioni credibili alla crisi economica e finanziaria, che riguarda l’intero bacino del Mediterraneo e dunque la difficoltà di elaborare riforme appropriate per tentare di frenare l’implosione dell’area. E’ stata ribadita, infine, la necessità di fare appello alle organizzazioni e istituzioni delle società civili per stimolare la collaborazione non governativa e avviare proposte di soluzioni a problemi comuni.
Per saperne di più: comunicato stampa