Incontri-seminario a cura dell’Associazione Peripli – Culture e Società Euromediterranee
Enzo Somma “Il valore della demografia dei migranti – un’esperienza positiva”
Presiedono: Beatrice Sica e Rita Felerico
Nota a cura di Rita Felerico
Il valore della demografia dei migranti
Vincenzo Somma e Benjamin Kulbali
“Diversamente dalla percezione che abbiamo, l’emigrazione non è una emergenza”, così ha esordito il prof. Vincenzo Somma della Comunità di Sant’Egidio – Napoli fornendo una serie di dati che , diversamente a quanto una ‘pilotata’ informazione divulga, attestano la stabilità del movimento migratorio in un arco di tempo che abbraccia gli ultimi 50anni
Nel 2018 si sono avuti l’80% in meno di sbarchi ma l’informazione ‘poco pulita’ continua a legare il fenomeno immigratorio alla criminalità e ad un problema di ‘sicurezza’. Si esclude una completa informazione e quindi conoscenza della situazione che si è creata nell’Africa sud – sahariana : quanti riusciranno a raggiungere l’Europa? Studiosi e demografi sono concordi nel rilevare i tre elementi che costituiscono un deterrente al raggiungimento della meta, di questa Europa/Sirena : la povertà ( arrivano sul continente i più ricchi, gli spostamenti sono in gran parte interni, costituiscono il 70% ) ; la “sosta” nei lager , ovvero nei campi di accoglienza che miete vittime ; il ‘rimpatrio forzato’.
Essere migrante costituisce una ‘qualità’ per la vita ; stare fra la vita e la morte dona un altro significato, sia alla vita che alla morte e per noi del continente i migranti non solo sono risorsa economica ma demografica. Siamo infatti in emergenza demografica, non abbiamo giovani in numero che studiano o lavorano.
Rispetto a questi problemi la Comunità di Sant’Egidio sostiene : i corridoi umanitari ( per impedire lo sfruttamento e i viaggi della morte ) ; la scuola, ovvero la formazione e l’insegnamento della lingua; l’inclusione attraverso esperienze lavorative e di relazione.
Ma emozionante e toccante è stata la testimonianza di Benjamin questo ragazzo di 29 anni, Ben più piccolo di sei fratelli , del Mali che la Comunità ha accolto. Benjamin lavora e studia e ha scritto in italiano – parlando lui francese – su quattro fogli bianchi il suo intervento, per paura di sbagliare.
Il suo viaggio è durato 3 anni – 2015/2018- e richiede asilo qui in Italia da più di un anno ormai. Della sua famiglia non sa nulla, non sa dove siano genitori e fratelli, come la guerra che infuria nel suo Paese li abbia dispersi. Ben è stato in prigione per 6 mesi, è stato torturato, è vivo per miracolo, per fortuna non è lì nel fondo del mare , con i 30mila morti divenuti cibo per pesci e pescecani.
Ben desidererebbe lavorare in Africa in una associazione impegnata per la costruzione della pace e che aiuti le persone in difficoltà.
Siamo tutti rimasti colpiti dalla sua pacata serenità; nonostante il dolore, la sofferenza, le ingiustizie, gli orrori, conserva nel suo cuore la speranza di un mondo migliore, accogliente come lo possono desiderare tutti i ragazzi del mondo alla sua età.
Sentire la sua voce emozionata, il suo racconto di vita ha toccato il cuore di tutti lasciando senza parole ogni pensiero.
Sollecitati, gli studenti hanno poi detto quali potessero essere i valori più importante da perseguire: l’uguaglianza, la solidarietà, l’apertura mentale, l’ascolto.
E dopo i saluti si sono stretti intorno a Ben per parlare ed abbracciarlo.
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